La primavera sembra essere finalmente arrivata anche qui in
Italia (ma non diciamolo troppo forte): abbiamo potuto assaggiare alcune delle
tante delizie Qingming e abbiamo ascoltato la storia raccontata da Nainai seduti
su un bel prato verde pieno di fiori …
Ma il tempo dell’ozio è finito, PELANDRONI! E’ ora di
alzarsi in piedi, sgranchirsi le gambe e fare due salti: oggi parliamo dei
giochi e delle attività fisiche che si praticano durante la festa Qingming,
ovviamente col favore del bel tempo.
Pronti? Al tre, tutti su … Tre! - AHIA! La schiena … -
Intanto iniziamo con un gioco antico, se così vogliamo
definirlo: 秋千qiūqiān, l’altalena.
In Cina le prime testimonianze dell’altalena risalgono al Periodo delle
Primavere e Autunni (770 – 476 a.C.) ed è con la dinastia Han (206 a.C. – 220
d.C.) che diventa un’attività popolare molto apprezzata, tutt’oggi praticata durante
le festività e il tempo libero. Tutti iniziano ad impararne le “regole” fin da
piccoli: basta mettersi seduti oppure, spavaldi, in piedi e farsi spingere da
un’altra persona. Ecco … magari evitate quei simpaticoni che vi fanno fare 360°
intorno al palo o, se siete appesi ad un ramo, vi lanciano dritti nella chioma
dell’albero!
Ora scendiamo
dall’albero, togliamoci foglie e rametti dalla bocca e mettiamoci delle scarpette
comode perché continuiamo il riscaldamento con un gioco tradizionale chiamato jiànzi 毽子 (in inglese shuttlecock), praticato
in tutta la Cina, non solo nei parchi ma anche nei vicoli cittadini. In
italiano potremmo tradurlo come “volàno” ma dobbiamo stare attenti a non
confonderlo con il più popolare badminton. Quali sono le differenze?
Innanzitutto lo jiànzi è costituito
da quattro penne di gallo (magari colorate) posizionate in verticale in una
basetta formata da diversi dischetti di plastica, di carta e di metallo
leggero. Fin qui nulla di scioccante. Ma se ora vi dicessi che l’unica
racchetta che avete a disposizione è il vostro corpo, escluse le mani? No, non
scappate via … non è per nulla pericoloso! Lo scopo del gioco è quello di tenerlo
sempre in volo lanciandolo, dopo un massimo di quattro tocchi, oltre una rete
alta circa un metro e mezzo nel campo dell’avversario. Un salto in avanti, un
colpo d’anca qui, un calcio là, una sforbiciata e, se a quel punto non avrete colpito
l’avversario, sicuramente lo avrete stupito per la vostra abilità!
Bene, ora che ci siamo scaldati che ne dite di una bella partita a pallone? Anzi, visto che ci piacciono le tradizioni, facciamo un salto nel passato e proviamo a giocare a Cùjú 蹴踘! Con il termine cuju si indica un antico gioco molto simile al calcio: infatti 蹴 cù significa “calciare” e 踘 jú fa riferimento ad una particolare palla fatta in cuoio riempita di piume. Durante la dinastia Han ( 206 a.C. – 220 d.C.) il cuju era considerato un divertente passatempo ma anche un ottimo addestramento militare: correre da una parte all’altra del campo, mantenendo il possesso della palla solo coi piedi, per poi centrare un foro in una rete sospesa tra due pali, migliorava non solo la coordinazione della squadra ma permetteva anche l’acquisizione di tattiche per sbaragliare gli avversari come in un vera battaglia. Anche se oggi il cuju non viene più praticato se non come reminescenza di un passato lontano, la sua importanza nella storia dello sport è tale che, durante la terza edizione del China International Football Expo 2004, l’allora Presidente della FIFA, Joseph Blatter, dichiarò ufficialmente che il calcio nacque in Cina e indicò come sua città natale Zibo ( 淄博市 zī bó shì) nella provincia dello Shandong. Sorpresi?
Bene, ora che ci siamo scaldati che ne dite di una bella partita a pallone? Anzi, visto che ci piacciono le tradizioni, facciamo un salto nel passato e proviamo a giocare a Cùjú 蹴踘! Con il termine cuju si indica un antico gioco molto simile al calcio: infatti 蹴 cù significa “calciare” e 踘 jú fa riferimento ad una particolare palla fatta in cuoio riempita di piume. Durante la dinastia Han ( 206 a.C. – 220 d.C.) il cuju era considerato un divertente passatempo ma anche un ottimo addestramento militare: correre da una parte all’altra del campo, mantenendo il possesso della palla solo coi piedi, per poi centrare un foro in una rete sospesa tra due pali, migliorava non solo la coordinazione della squadra ma permetteva anche l’acquisizione di tattiche per sbaragliare gli avversari come in un vera battaglia. Anche se oggi il cuju non viene più praticato se non come reminescenza di un passato lontano, la sua importanza nella storia dello sport è tale che, durante la terza edizione del China International Football Expo 2004, l’allora Presidente della FIFA, Joseph Blatter, dichiarò ufficialmente che il calcio nacque in Cina e indicò come sua città natale Zibo ( 淄博市 zī bó shì) nella provincia dello Shandong. Sorpresi?
Visto che i vostri aquiloni dovrebbero essere pronti, tra
pochi giorni potremo farli volare sulle ali del vento …88
[Continua…]
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