mercoledì 26 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 3-

Intervista ai "leoni" della squadra maschile agonistica di Dragon Boat, presso Remiera “Sacca San Biagio” a Venezia in data 11/05/2013
A: Ciao ragazzi! Ho appena intervistato la squadra femminile ed ora è giusto dedicare del tempo anche alla controparte maschile. Intanto, perché fate Dragon Boat e che cosa vi piace di questo sport …
S.M.: Per me l’inizio è stato abbastanza casuale perché due anni fa era una delle poche attività in cui si poteva partecipare liberamente a differenza di altre in cui c’è un tetto all’età: io, per esempio, ho 36 anni e quindi ero già tagliato fuori. L’anno scorso non c’era il tetto d’età e quindi mi sono buttato dentro. Oltre a questo, c’è da dire che è un’attività sportiva che si gusta scoprendola!
A: Per affrontare Dragon Boat devi avere qualche caratteristica particolare a livello fisico e psicologico?
S.M.: Sicuramente la coordinazione e semplicemente la predisposizione che ci vuole in realtà in quasi tutti gli sport, specialmente se poi si passa a livello agonistico. Poi, ovviamente, l’attitudine allo sport e lo spirito di squadra sono fondamentali.
A: E quanto vi allenate alla settimana? E’ Faticoso?
S.M.: Di solito facciamo due / tre allenamenti in barca e poi c’è a disposizione la palestra della remiera dove possiamo venire ad allenarci quando vogliamo. Il Dragon Boat è impegnativo e faticoso come tutti gli sport a livello agonistico. Di certo è un impegno che si prende ma si porta avanti volentieri.
A:  A giugno avrete la gara in Cina e per molti di voi sarà la prima volta in Oriente: che cosa vi aspettate e cosa pensate di trovare?
S.M.: Per tutti sarà la prima volta in oriente e le aspettative sono molto varie e ci sono tante idee e i soliti falsi miti sull’Oriente e siamo curiosissimi di vedere come è in realtà. Ci aspettiamo tutti cose diverse ma sono sicuro che sarà una bellissima esperienza.
A: Sapete già chi saranno i vostri avversari?
S.M.: No, non sappiamo praticamente nulla di cosa ci aspetterà, tranne i programmi della gara. Sappiamo che ci saranno tante squadra maschili, poche quelle femminili e che sarà sicuramente qualcosa di impegnativo per le ripetizioni di gare.
A: La squadra cinese giocherà in casa: avete un po’ di paura?
S.M.: Un po’ sì anche perché abbiamo visto diverse squadre in altre occasioni provenienti da paesi orientali ed erano “inquietanti”! (ridiamo)
A: Primo viaggio in Cina, prima gara in Cina: che cosa ti aspetti? Hai paura della squadra cinese che giocherà in casa?
S.M.: Bel tempo soprattutto! E poi cibo buono, tanto divertimento e agonismo! Per quanto riguarda la seconda domanda, se non si conosce l’avversario, non ha senso aver paura a priori: si ha paura solo quando lo si conosce!
A: Sagge parole! Ragazzi, in bocca al dragone!  

Intervista all'allenatore di Dragon Boat Sergio Barichello, presso Remiera “Sacca San Biagio” a Venezia in data 11/05/2013

A: Salve Sergio! Iniziamo con una breve descrizione del Dragon Boat …
S.B.: Innanzitutto bisogna dire che il Dragon Boat è una disciplina per cui sostanzialmente bisogna creare un gruppo che sia unito perché è importantissimo per poter pagaiare insieme allo stesso tempo, caratteristica fondamentale di questo sport. Bisogna lavorarci tantissimo, addirittura un anno per raggiungere un buon livello di coordinazione e poi perfezionarla sempre di più. Più nello specifico, fondamentale di questa disciplina è il colpo in acqua e riuscire a trovare dei bravi capi-voga che hanno l’enorme responsabilità della barca. Poi, ci vuole tanto impegno e rispetto: il timoniere che crea il gruppo deve avere il massimo rispetto di tutti i membri ma anche questi ultimi nei suoi confronti. Ci vuole il massimo della correttezza e, soprattutto, condizione fondamentale è quella di sentirsi una squadra. Chi non si sente parte della squadra può diventare un problema: bisogna essere proprio un gruppo unito in tutto e per tutto.
A: La vostra squadra ha già partecipato ad altre gare?
S.B.: Sì, abbiamo vinto tante gare nazionali a livello universitario italiano. Sicuramente una delle esperienze più importanti è stata quella che ha portato gli studenti dello IUAV e di Ca’ Foscari ad ottenere insieme un ottimo risultato alla Coppa Italia, arrivando primi e secondi. Avremo di nuovo modo di dar prova della nostra forza nel Campionato Italiano della FIDB (Federazione Italiana Dragon Boat) il 12 e il 13 luglio, dove  ci scontreremo con le migliori squadre italiane e, tra l’altro, tutti  stanno aspettando di vedere la “rivelazione” della nostra squadra, che è nata  praticamente dal nulla. 
A: Ecco, a proposito! Quando è nato il Dragon Boat a Venezia?
S.B.: Il Dragon Boat è nato nel 2003 per una pura sfida  tra IUAV e Ca’ Foscari e diciamo che il promotore, che la proprio lanciata qui a Venezia, è Andrea Bedin, atleta della canoa; noi poi l’abbiamo fatta nostra nel 2004 e abbiamo esordito a Firenze dove abbiamo vinto il primo campionato. Dopo quell’esperienza ne sono seguite tante altre: gare in diverse regioni italiane, per esempio in Trentino, e all’estero, per esempio a Londra, Berlino …
A: Fra poco partirete per la Cina: qual è la vostra sensazione?
S.B.: E’ una bella sensazione e un’occasione unica. Siamo molto contenti di andare in Cina e confrontarci con le squadre cinesi e di sicuro sarà una bellissima esperienza. Quando torniamo ti sapremo dire!
A: Ci conto! Ora vi lascio ai vostri allenamenti intensivi!



Ringraziamenti: vorrei ringraziare di cuore tutti gli intervistati per la loro disponibilità e l'interesse nel condividere le loro esperienze e pensieri sulle mitiche Dragon Boat! 
Un particolare ringraziamento all’allenatore Sergio Barichello che con entusiasmo porta avanti questa disciplina e, soprattutto, ha reso possibile quest’ intervista. Un ringraziamento anche a Lorenzo, capitano delle Furie d’Oriente, per avermi accolto in squadra e per la capacità di  trasmettere passione ed energia a tutti. Acqua avanti, sempre! 

domenica 23 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 2-


Intervista alle "leonesse" della squadra femminile agonistica di Dragon Boat, presso Remiera “Sacca San Biagio” a Venezia in data 11/05/2013


A: Buongiorno a tutte e grazie di avermi concesso quest’intervista senza preavviso. Innanzitutto sarei curioso di sapere come siete venute a conoscenza di questa disciplina e come mai avete scelto di praticarla …
S.F.: L’Università IUAV di Venezia è stata invitata nel lontano 2002 a partecipare ad una gara a Trento sul Lago di Caldonazzo e in due e tre giorni abbiamo organizzato la barca. Quando siamo arrivati lì abbiamo trovato una barca di studenti e dipendenti, abbiamo partecipato alla gara e siamo arrivati secondi. 
L’anno successivo abbiamo creato la nostra squadra e il nostro equipaggio: ci siamo allenati un po’ e  da quel momento abbiamo avuto come IUAV lo stesso equipaggio per altri tre anni. E poi per varie difficoltà legate al fatto di far coincidere gli allenamenti con i vari impegni personali, la squadra si è sciolta. Nel mentre anche Ca’ Foscari si stava organizzando e anche loro hanno formato la loro squadra. Nel 2005 ci siamo scontrati qui a Venezia e noi abbiamo vinto. Da quel momento però loro si sono rinforzati e noi ci siamo un po’ persi ma l’obiettivo era comune: portare avanti questa disciplina! Così adesso abbiamo una squadra unica. 
A: L’unione fa la forza! E cosa vi piace del Dragon Boat?
S.F.: Allora del Dragon Boat ci piace il fatto di essere una squadra, di soffrire insieme, pagaiare insieme: insomma l’accorpamento di più persone che diventano una cosa unica, uno lotta per l’altro e lo spirito di squadra. Poi c’è il fatto che tu lotti contro il vento, l’acqua, le altre barche e tutto questo lo rende una sfida da affrontare con passione.
A:  A proposito, avete parlato di acqua e vento e Venezia è una città molto particolare in cui allenarsi: avete mai avuto qualche imprevisto dovuto al traffico marittimo, al vento o altre situazioni particolari legate alla laguna?
S.F.: In generale no, però bisogna sempre stare molto attenti. Una volta abbiamo sfidato una nave che alla fine “ci ha suonato”. In quel caso è stato un nostro errore. Bisogna comunque stare attenti a Venezia perché, soprattutto quando attraversiamo i canali, tipo quello della Giudecca, c’è molto moto ondoso dovuto al traffico marittimo ed una volta è successo che un motoscafo da laguna non si accorto di noi: fortunatamente non è successo nulla!  
A:  Quante volte vi allenate la settimana?
S.F: Due tre volte, anche se il nostro coach vorrebbe che ci allenassimo di più e che magari integrassimo con altri esercizi in palestra, al di fuori del Dragon Boat.
A:  Come bisogna essere per affrontare questa disciplina, fisicamente e psicologicamente?
S.F.: Beh, sicuramente determinati a non mollare anche quando si è stanchi, saper valutare anche come sfruttare ed utilizzare le proprie forze a seconda del tipo di gara. Magari chi ha più anni di esperienza riesce di più in questa cosa, magari compensando la forza con la tecnica. La nostra squadra ha un range di età piuttosto ampio, che va dai 18 ai 50. Ci siamo integrati con l’equipaggio degli studenti: loro hanno la forza, noi invece abbiamo la tecnica o comunque l’esperienza e quindi è una bella coalizione e una continua collaborazione. 
A: Ancora un paio di domande: a giugno avrete la gara in Cina, sarà la prima volta in Oriente come squadra di Dragon Boat, che cosa vi aspettate?
S.F.: Sì, è la prima volta in Oriente ma non è la prima volta all’estero: abbiamo già affrontato delle gare bellissime a Berlino, Berna, anni fa a Londra, comunque sempre in ambito europeo. E’ la prima volta che affrontiamo la Cina: questa’anno siamo stati invitati a Suzhou e ci è stata data la possibilità di partecipare con la squadra maschile e femminile. Da un lato, solo l’idea di andare nella patria leggendaria del Dragon Boat ci ha entusiasmati; dallaltro, chiaramente, affronteremo una realtà diversa e non sappiamo assolutamente chi saranno i nostri avversari. Speriamo che sia una esperienza bella e l’importante è partecipare ma faremo il possibile per vincere. Indipendentemente dal risultato, che non è la cosa più importante, ci stiamo preparando al meglio e per questo siamo qui il sabato mattina alle 9 nonostante la pioggia e il fresco. (ridiamo).
A: Brave e complimenti! Vi lascio andare al vostro allenamento, se no, il coach comincia ad arrabbiarsi!! (ridiamo)


                                                                                   
[Continua…]

venerdì 21 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 1-

E’ successo tutto per caso un pomeriggio di aprile mentre stavo cercando del materiale sulle Dragon Boat da inviare a Sara: clicca qui, clicca là, dopo una serie di combinazioni di parole e lettere da fare invidia a Ruzzle, arrivai al binomio “Dragon Boat / Venezia”. Ero molto scettico sul risultato ma, quando iniziarono a prendere forma le informazioni,  la mia mascella sfiorò il pavimento e strabuzzai così tanto i miei occhi da assomigliare ad un lemure: “OMD (versione casareccia dell’inglese OMG), non ci credo … esiste il Dragon Boat a Venezia!”. 
Fu una scoperta tale che iniziai a girare tra vari siti internet per convincermi che era tutto vero, telefonai alla mia ragazza e ad alcuni amici per convincerli a tuffarsi in quest’avventura con me e intanto continuavo a chiedermi come era possibile che non sapessi dell’esistenza di questo antico sport cinese in quel di Venezia. 
Il passo successivo fu prendere il vaporetto diretto a Sacca Fisola nell’isola della Giudecca e presentarsi alla lezione di prova presso il Centro Remiero “Sacca San Biagio”: mi accomodai sull’ultima panca a poppa della barca drago, mi venne consegnata una pagaia e dopo qualche spiegazione il drago iniziò a solcare le acque del canale! 
Mi ricordo che alle parole “Bene ragazzi: 100-250-500”, pensando di fare lo spiritoso, mi girai verso il timoniere e sorridendo scioccamente dissi: “Eh, eh!Quanti numeri!”… 
Quelle furono le ultime parole che riuscii a proferire per tutto l’allenamento e nella successiva mezz’ora: quei simpatici numeri erano i metri che avremmo dovuto percorrere per allenarci, ad un ritmo tale che le mie braccia avrebbero voluto staccarsi, salutarmi con un garbato gestaccio e gettarsi in acqua per tornare a riva … 

Fortunatamente oggi sono qui a scrivere e non sto usando il naso per schiacciare i tasti: quel primo allenamento, per quanto sfibrante (calcolate che in certi giorni io e la sedia diventiamo un’unica entità), mi aveva dato una carica tale da farmi ripetere per tutta la giornata: “Voglio assolutamente continuare Dragon Boat. Voglio continuare Dragon Boat. Voglio Dragon Boat. Dragon Boat!!”. 

E così, tra una vogata e l’altra (e pure uno spasmo e l’altro), mi venne un’idea: perché non intervistare le squadre agonistiche, che sarebbero andate a gareggiare in Cina, per scoprire qualcosa di più e per far conoscere alla gente questa disciplina che affonda le sue radici nella tradizione cinese?! 

Prima di lasciarvi alle interviste alle squadre, consiglio a tutti di provare questo sport, adatto a grandi e piccoli, perché ti fa capire quanto sia importante il gruppo e quanto sia fondamentale coordinarsi con i compagni per pagaiare allo stesso ritmo, soffrendo e gioendo insieme. 

E in una visione taoista, venti persone diventano un unico organismo in cui l’armonia tra i diversi elementi è l’unica ricetta per contrastare gli elementi naturali e sconfiggere gli avversari. Acqua avanti!          


[Continua…]

domenica 16 giugno 2013

Duanwujie -parte 3-

Le gare di Dragon Boat non sono l’unica tradizione della Duanwujie:  ci sono molte altre curiosità da conoscere su questa vivace festa. Alcune di queste sono strettamente legate all’inizio del periodo estivo, quando col caldo iniziavano a proliferare insetti pericolosi e malattie: ed ecco che ancora oggi è rimasta la tradizione di pulire la propria casa e appendere alle porte foglie di artemisia e gambi di calamo considerati un ottimo scaccia-insetti/demoni naturale. 
Ma come fare se i bambini vanno in giro a giocare? Nessun problema! Ecco a voi il wǔsè sīxiàn 五色丝线 un braccialetto costituito da cinque fili in seta di colore diverso (blu, rosso, giallo, bianco e nero) dalle proprietà magiche e curative in grado si scacciare lo spirito malvagio più ostinato.
Ma perché funzioni bisogna seguire alcune regole! Innanzi tutto quando i  genitori lo legano al polso (o alle anche o al collo) i bambini non devono rivolgere loro alcuna parola e devono tenerlo finché non si rompe o fino alla prima pioggia dopo la fine della Duanwujie: a quel punto possono gettarlo nel fiume dove i fili si trasformeranno in draghi che continueranno la ricerca del corpo di Qu Yuan!  


Come ogni festa cinese che si rispetti non può mancare del buon cibo … Le vostre papille gustative sono pronte e in formazione? E allora preparatevi!
Se vi ricordate, la leggenda di Qu Yuan racconta che i compaesani del poeta gettarono del riso nel fiume per attrarre i pesci e allontanarli dal suo corpo. Ebbene, da quella storia nacque la specialità di cui parleremo oggi: i mitici (nel vero senso della parola) zòngzi  粽子 che, vi assicuro, sono veramente deliziosi anche se a prima vista non si riesce a capire che cosa siano … 
Infatti  si presentano come fagottini a forma piramidale, avvolti in fresche foglie di bambù, legati ben bene con dello spago e cotti a vapore, con un ripieno di riso glutinoso che racchiude a sua volta altri ingredienti che variano in base alla zona.  
Infatti a Beijing e dintorni solitamente, oltre alla marmellata di fagioli rossi, queste piramidine sono riempite di giuggiole essiccate o caramellate, oppure vengono lasciate semplicemente immerse nello zucchero. In alcune località a nord della Cina si possono trovare zongzi riempiti di miglio giallo glutinoso o di riso nero che, una volta cotto, assume un bel colore violaceo. 
Ma è a sud del fiume Chang Jiang (Fiume Azzurro o Yangtze) che la fantasia dei cuochi si sbizzarrisce per incontrare i diversi gusti: infatti troviamo zongzi farciti con brasato di maiale, tuorli d'uovo, castagne, funghi profumati, carne di maiale alla brace e, ovviamente, con l’onnipresente pasta di fagioli rossi. 
E non finisce qui perché ogni  zona ha la sua specialità: per esempio, nella provincia del Jiangsu, in particolare a Suzhou, il cuore è costituito da un pezzetto di grasso di maiale che lo rende ancora più morbido e saporito. Nella provincia del Sichuan, famosa per la sua cucina piccantissima, oltre al maiale viene aggiunto del peperoncino in polvere. Sicuramente i più famosi sono quelli della provincia dello Zhejiang dove la carne di maiale viene marinata con zucchero, sale, salsa di soia e bàijiù (liquore cinese) per dargli un aroma particolare; si può trovare anche la variante con pollo e i misteriosi  “otto tesori”, bābǎo 八宝 …
E sbocconcellando uno zongzi  possiamo sorseggiare un bel bicchierino di vino di riso, 雄黃酒 xiónghuángjiǔ, che per il suo contenuto di realgar (solfuro di arsenico) viene considerato un antidoto capace di tenere lontani non solo insetti pericolosi e animali velenosi ma anche i ben più temibili spiriti malvagi. E allora … gānbēi 干杯!

Ora che ci siamo virtualmente rimpinzati, vi lascio alle ultime parole di Qu Yuan tratte dal suo poema “Incontro col dolore” (Lí Sāo 离骚) e vi invito a continuare a seguirci perché, udite udite, la settimana prossima incontreremo le squadre agonistiche di Dragon Boat di Venezia!!



已矣哉!
国无人莫我知兮,
又何怀乎故都!
既莫足与为美政兮,
吾将从彭咸之所居!           


Since in that kingdom all my virtue spurn,
Why should I for the royal city yearn?
Wide though the world, no wisdom can be found.
I'll seek the stream where once Peng Xian was drowned.

venerdì 14 giugno 2013

Duanwujie -parte 2-


Così, in tutta la Cina durante la Festa delle barche drago viene celebrato il poeta Qu Yuan e il suo patriottismo con grandi festeggiamenti che prendono vita dalla sua leggendaria dipartita. 
La  tradizione più famosa è sicuramente quella  delle regate e delle gare delle barche drago, le lóngzhōu 龙舟, al ritmo di rulli di tamburi e cori che incitano gli equipaggi che si sfidano pagaiando con energia: come i pescatori del villaggio di Qu Yuan che sbattevano i remi sul pelo dell’acqua per allontanare i demoni marini dal corpo del poeta, gli atleti pagaiano velocemente all’unisono colpendo l’acqua con vigore. Originariamente in queste gare a colpi di pagaia poteva succedere che qualcuno finisse in acqua e, anche se oggi sarebbe poco sportivo, i malcapitati o addirittura interi equipaggi venivano lasciati alla loro sorte per non interferire con il volere delle divinità …    有人落水了!! Uomo in mare!!

Mai visto delle barche drago? Allora ve le descrivo velocemente così potete immaginarle mentre scivolano rapide e leggere sull’acqua. 
Le longzhou sono imbarcazioni simili a canoe lunghe 12,4 metri e larghe 1,16 metri che possono ospitare fino a ventidue persone: 20 atleti dotati di una pagaia di lunghezza compresa tra 1,05 e 1,30 metri e larghe non più di 18 cm, un timoniere a poppa che con un remo di ca. 3 metri mantiene la rotta e un “tamburino” (non il coniglietto amico di Bambi) seduto su un seggiolino a prua che incita e dà il ritmo a tutto il gruppo. 
La particolarità della barca drago è sicuramente la presenza a prua di una testa di drago e a poppa della coda: come abbiamo già visto a marzo, questo meraviglioso animale mitologico domina l’elemento dell’acqua, in qualunque forma essa sia. Un barca con tale forma non può che volare sull’acqua e pagaiare fa sentire parte integrante del drago!

Ufficialmente il dragon boat passa da tradizione a vera e propria disciplina sportiva nel 1976 grazie alla Hong Kong Tourist Association e il 24 giugno 1991 è stata costituita formalmente ad Hong Kong l’International Dragon Boat Federation (IDBF) da dodici nazioni, tra cui anche l’Italia. Se siete incuriositi, continuate a seguirci perché settimana prossima sarà tutta dedicata alle dragon boat a Venezia!!

                                                                         
                                                                                                                                                                                                                                                                                                         
                                                           [Continua…]

mercoledì 12 giugno 2013

Duanwujie -parte 1-


Tratto da: Io sono Li, 2011. Film. Diretto da Andrea Segre. Italia: Jolefilm con Aeternam Films
in coll. con Rai Cinema e Arte Cinema

La cosa più difficile quando si scrive un post è trovare una frase iniziale con cui rompere il ghiaccio e più si va avanti e più si rischia di essere ripetitivi e banali. Per questo motivo oggi ho deciso di iniziare in modo diverso, condividendo con voi l’inizio del film “Io sono Li” che consiglio vivamente a tutti per la delicatezza con cui affronta temi sociali di grande importanza.
Proprio nella scena iniziale la protagonista fa scivolare sul filo dell’acqua in una vasca da bagno alcune lanterne accese e cita le parole di Qu Yuan, la cui vita amara è strettamente legata alla festa che cade proprio oggi, il quinto giorno del quinto mese lunare: la Duānwǔjié  端午节, la Festa delle Barche Drago o Festa del Doppio Cinque.

Prima di tuffarci a pesce in questa festa, dovremmo porci una domanda fondamentale per comprendere le sue origini: chi è Qu Yuan?
Qu Yuan 屈原 (ca. 339 – ca. 278 a.C.) fu uno dei più grandi poeti della tradizione cinese e visse nello Stato di Chu (nell’attuale Cina meridionale) durante il Periodo degli Stati Combattenti. Ma Qu Yuan non fu solamente un poeta: come tanti letterati faceva parte dell’entourage del sovrano, fu uno dei suoi consiglieri personali di fiducia e fu proprio la sua carica e il suo smisurato amore per la patria a causargli successivamente un dolore immenso. Infatti a causa della sua visione della politica interna ed estera diversa da quella dei suoi  “colleghi” corrotti, nonché rivali, e a causa delle malelingue messe in circolazione dagli stessi, il re di Chu lo allontanò dalla corte esiliandolo nel suo villaggio natale. Con il passare del tempo lo stato di Chu si indebolì  sempre di più e venne facilmente conquistato dallo Stato di Qin e così, soprafatto dal dolore e dall’indignazione, Qu Yuan si suicidò legandosi una pietra alla vita e gettandosi nel fiume Miluo.
E dove finì la vita di questo straordinario poeta iniziò la tradizione della Festa delle Barche Drago. Infatti la leggenda vuole che gli abitanti del villaggio, appena scoprirono che il loro amato compaesano si era tolto la vita, corsero al fiume trascinando le loro lunghe barche drago per salvarlo: cercarono il suo corpo ovunque lottando contro la corrente, suonando i tamburi per scacciare gli spiriti malvagi e gettando del riso glutinoso in acqua per allontanare i pesci dalle sue spoglie. La ricerca non finì mai ma da quel giorno divenne una tradizione in tutta la Cina!


[Continua…]

giovedì 6 giugno 2013

Nsdm e Angi

 Vogliamo iniziare giugno con una bellissima notizia per Nsdm: infatti siamo lieti di annunciare ufficialmente la nascita della collaborazione con l’Associazione Nuova Generazione Italo-cinese – ANGI che fin dal nostro primo incontro ha provato interesse in questo piccolo progetto e ha creduto in noi e nelle nostre capacità. E, nel ricordare un famoso detto di Laozi:
                  
                                                         千里之行,始于脚下
                        “Un viaggio di mille chilometri comincia con un piccolo passo.” 

vi ringraziamo di cuore! 

Qui di seguito riporto un breve presentazione dell’ANGI e, se desiderate approfondire, troverete ulteriori informazioni nella pagina dedicata!
                                
                                      ANGI - NUOVA GENERAZIONE ITALO-CINESE
La Nuova Generazione Italo-Cinese (ANGI) è un'associazione senza scopo di lucro, fondata spontaneamente da giovani Cinesi residenti in Italia. Il suo scopo è quello di incoraggiare la collaborazione e l'aiuto reciproco fra i Cinesi della nuova generazione, impegnarsi per una buona integrazione nella società italiana, salvaguardare i diritti della comunità cinese, ottenere una maggiore considerazione all'interno della società e promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra Italiani e Cinesi. 

Di cosa si occupa l'ANGI?

- della promozione della cultura cinese, organizzazione di corsi di lingua cinese, di fare ricerche e studi;
- dell'organizzazione di corsi di formazione professionale;
- dell'organizzazione di mostre tematiche, di dibattiti e concorsi;
- di creare un centro di servizi e consulenza per i giovani cinesi che vogliono avviare un'impresa;
- di fondare giornali, riviste, siti web e altri strumenti mediatici.