venerdì 21 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 1-

E’ successo tutto per caso un pomeriggio di aprile mentre stavo cercando del materiale sulle Dragon Boat da inviare a Sara: clicca qui, clicca là, dopo una serie di combinazioni di parole e lettere da fare invidia a Ruzzle, arrivai al binomio “Dragon Boat / Venezia”. Ero molto scettico sul risultato ma, quando iniziarono a prendere forma le informazioni,  la mia mascella sfiorò il pavimento e strabuzzai così tanto i miei occhi da assomigliare ad un lemure: “OMD (versione casareccia dell’inglese OMG), non ci credo … esiste il Dragon Boat a Venezia!”. 
Fu una scoperta tale che iniziai a girare tra vari siti internet per convincermi che era tutto vero, telefonai alla mia ragazza e ad alcuni amici per convincerli a tuffarsi in quest’avventura con me e intanto continuavo a chiedermi come era possibile che non sapessi dell’esistenza di questo antico sport cinese in quel di Venezia. 
Il passo successivo fu prendere il vaporetto diretto a Sacca Fisola nell’isola della Giudecca e presentarsi alla lezione di prova presso il Centro Remiero “Sacca San Biagio”: mi accomodai sull’ultima panca a poppa della barca drago, mi venne consegnata una pagaia e dopo qualche spiegazione il drago iniziò a solcare le acque del canale! 
Mi ricordo che alle parole “Bene ragazzi: 100-250-500”, pensando di fare lo spiritoso, mi girai verso il timoniere e sorridendo scioccamente dissi: “Eh, eh!Quanti numeri!”… 
Quelle furono le ultime parole che riuscii a proferire per tutto l’allenamento e nella successiva mezz’ora: quei simpatici numeri erano i metri che avremmo dovuto percorrere per allenarci, ad un ritmo tale che le mie braccia avrebbero voluto staccarsi, salutarmi con un garbato gestaccio e gettarsi in acqua per tornare a riva … 

Fortunatamente oggi sono qui a scrivere e non sto usando il naso per schiacciare i tasti: quel primo allenamento, per quanto sfibrante (calcolate che in certi giorni io e la sedia diventiamo un’unica entità), mi aveva dato una carica tale da farmi ripetere per tutta la giornata: “Voglio assolutamente continuare Dragon Boat. Voglio continuare Dragon Boat. Voglio Dragon Boat. Dragon Boat!!”. 

E così, tra una vogata e l’altra (e pure uno spasmo e l’altro), mi venne un’idea: perché non intervistare le squadre agonistiche, che sarebbero andate a gareggiare in Cina, per scoprire qualcosa di più e per far conoscere alla gente questa disciplina che affonda le sue radici nella tradizione cinese?! 

Prima di lasciarvi alle interviste alle squadre, consiglio a tutti di provare questo sport, adatto a grandi e piccoli, perché ti fa capire quanto sia importante il gruppo e quanto sia fondamentale coordinarsi con i compagni per pagaiare allo stesso ritmo, soffrendo e gioendo insieme. 

E in una visione taoista, venti persone diventano un unico organismo in cui l’armonia tra i diversi elementi è l’unica ricetta per contrastare gli elementi naturali e sconfiggere gli avversari. Acqua avanti!          


[Continua…]

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