sabato 21 dicembre 2013

Shengdanjie kuaile!

Gli autori e i personaggi di NSDM nei prossimi giorni saranno presi dalle consuete abbuffate festive e consecutiva lunga digestione.

 Auguriamo a tutti un felice Natale,
 ci vediamo presto con nuove storie e tante novità!

Che l'abbuffata abbia inizio!


domenica 20 ottobre 2013

Wushu!

Tutti coloro che almeno una volta nella loro vita sono partiti per un lungo viaggio e hanno vissuto persone e luoghi diversi, una volta tornati a casa hanno provato un sensazione di vuoto come se avessero lasciato indietro una parte di sé. Uno stato d’animo che spesso s’impossessa di quelli che vivono la Cina intensamente e che fa crescere il desiderio di ritornarci.
Ma a volte non ci rendiamo conto che, pur essendo il Regno di Mezzo lontano migliaia di chilometri, ci sono luoghi e persone qui in Italia che ci regalano le stesse atmosfere e ci fanno rivivere questa cultura millenaria. E’ questa la meravigliosa sensazione che ho avuto neanche una settimana fa quando ho fatto visita all’Istituto di Wushu di Firenze (http://www.wushufirenze.com/) e al suo presidente, nonché maestro, Giuseppe Gualdani che ci ha accolti a braccia aperte e ci ha raccontato la sua storia e soprattutto del wǔshù 武术, le arti marziali cinesi.  

A: Ciao Giuseppe, grazie per averci invitati nella sede dell’Istituto di Wushu di Firenze. E’ davvero molto bella e ricrea alla perfezione l’atmosfera che si può vivere nelle palestre cinesi. Mi piacerebbe sapere come e quando è nato.

G: Nel 1978 a seguito della diffusione del cinema d’azione asiatico (gongfu pian) il mio primo insegnante Riccardo si mise alla ricerca di un maestro di wushu, per diventare come gli eroi del cinema, un esperto di Gongfu. Da allora ci siamo rimboccati le maniche e nel 1988 abbiamo fondato l’attuale associazione “Istituto di Wushu della città di Firenze”; tra i soci fondatori c’era anche il nostro insegnante Prof. Liu Xueqian che proveniva dall'università di Chongqing, membro della squadra nazionale cinese e compagno di stanza, ai tempi delle competizioni, del famoso Jet Li (Li Lianjie).
Nel 1998 abbiamo pensato di dare 
forma al nostro progetto, che fino ad allora si svolgeva alla sera nei locali di una scuola pubblica: ci siamo dotati di una sede propria, non l’attuale, ma una struttura di 600 mq che abbiamo dovuto poi abbandonare e ci siamo trasferiti nell’attuale sede dove sei venuto a trovarci.

A: Quando è iniziato il tuo percorso nel Wushu? Raccontaci da cosa è nata la tua passione.

G: Nel 1979 all’età di 16 anni volevo diventare, come una parte dei miei coetanei, un eroe del kungfu (wushu): mi iscrissi insieme ad un’amico alla scuola e iniziai il mio percorso nelle arti marziali cinesi. Agli inizi era solo allenamento e voglia di imparare un’arte per difendersi (gli anni ’80 erano rissosi!); poi gradualmente mi sono avvicinato, complice il mio Maestro Riccardo, alla Cina. Ho conosciuto molti insegnanti cinesi e lentamente mi sono ammalato di Cina: letture, cinema, teatro, ogni occasione era buona per conoscere il continente asiatico, il wushu era diventato parte della mia vita.

A: Ho avuto la fortuna di assistere ad una tua lezione: assolutamente fantastica! Ciò che mi ha affascinato di più è il tuo metodo d’insegnamento: a differenza di altri utilizzi il cinese per indicare le posizioni agli allievi che, nonostante non sappiano la lingua, eseguono i movimenti senza fare una piega. Da cosa è nato questo metodo innovativo?

G: Ho sempre pensato che, se vuoi conoscere un paese ed i suoi abitanti, devi mangiare con loro e parlare usando la loro lingua e questo è ciò che ho fatto. Ho pranzato e parlato (poco) con loro  e da questo sono giunto alla considerazione che per trasmettere il contenuto di un’arte tradizionale come il wushu fosse importante la lingua d’origine. Riccardo il mio primo insegnante ha costruito molto questo pensiero. Alla fine degli anni 80 (tra ’88 e ’90) il nostro insegnate cinese Liu Xueqian ha vissuto con noi due anni: abbiamo lavorato gomito a gomito sulla traduzione di molti testi, si traduceva con un dizionario e tanta pazienza. La lingua inoltre è molto musicale  e rende l’esecuzione più reale, avvicinandoti al paese d’origine e ricreando l’atmosfera dove tutto è nato. Sei un po’ cinese mentre ti alleni e questo non è male.

A: Mi hai detto che hai avuto insegnanti di wushu cinesi e collabori tuttora con loro. Che cosa hai imparato da loro e quali sono state le opportunità/difficoltà di questo scambio culturale?

G: Dal 1987, anno in cui ci siamo indirizzati sul wushu nazionale cinese, abbiamo collaborato con molti insegnanti. Ognuno di loro è stato un tassello importante del pensiero che si è sviluppato fino ad oggi. I vantaggi? sono stati quelli di capire o meglio cercar di capire quale sia il modo di pensare di un cinese, come vive la sua disciplina, cosa pensa sia per noi questo mondo affascinante dell’Oriente. Conoscere per comprendere. Potrei raccontare mille aneddoti di relazione con la comunità cinese di Firenze e Prato, in cui si evidenziano le difficoltà, le differenze culturali, che ancora non si sono affrontate. Manca, ad esempio, alla più numerosa comunità cinese europea un luogo d’incontro di diffusione della loro cultura, dove loro stessi possano ritrovare la loro tradizione; le seconde generazioni sentono questo limite ma niente viene fatto. Da anni cerco di portare avanti quest' idea: un luogo ideale dove il teatro regionale, più che la cantante pop del momento, sia condiviso con il resto della cittadinanza per avvicinarci alla loro cultura. La Cina non è solo business.

A: Recentemente in Italia c’è stato il boom delle ‘scuole’ di wushu. Secondo te, a cosa è dovuto? Che cosa ne pensi? 

G: Il cinema (La tigre ed il dragone) e i cartoni animati (Kung Fu Panda) hanno avvicinato le persone al wushu ed alla Cina. Le scuole come la nostra da breve tempo (noi abbiamo iniziato nel ’98) insegnano a classi di bambini: i genitori chiedono discipline come le arti marziali, cercano il rito confuciano. Mi dicono: "ci piace perché  insegnate loro la disciplina, il rispetto ecc. fate molta 'ginnastica' e vi prendete cura della loro crescita". Prima c’era il Riben Wushu (le arti marziali giapponesi), ora il Zhong guo Wushu: la Cina conquista l’immaginario collettivo! La diffusione del wushu è ormai iniziata, la setta dei “turbanti rossi” conquista le città, la Cina spinge a questa diffusione, senza fare da filtro. Questo permette negli anni ’80/’90 la diffusione di sistemi non “ortodossi”. Siamo nel millennio dell’informazione in cui tutti pensano di sapere tutto, ma il wushu è un'arte tradizionale, come quella nostra del restauro. Non si chiede ad un musicista di fare presto; perché un insegnante di scuola studia molte ore al giorno per alcuni anni? Perchè occorre tempo per raggiungere un grado di conoscenza alto e sopratutto per poter insegnare. In Cina si dice che "il tempo ed un lavoro paziente rendono una sbarra di ferro un ago per cucire": questo è il wushu. I rischi sono di far perdere l’orizzonte alle persone che non comprendono la disciplina e non capiscono la Cina, tutte e due parte del pensiero wushu. E’ vero che anche questo modo di affrontare le cose è tutto cinese: vuoi fare shaolin, perché negli anni 80 una serie televisiva lo ha portato in tutte le case? Bene noi (Governo cinese) ricostruiamo il tempio, ti facciamo gli alberghi e ti rilasciamo anche i diplomi ... this is China.

A: Qual è l’età migliore per iniziare? Perché lo consiglieresti come sport? Come bisogna essere mentalmente e fisicamente per affrontare questo sport?

G: Come rispondo sempre non esiste un’età migliore, ma un momento in cui si decide di studiare il wushu. L’agonismo, e da noi in Italia non è così spinto, ci può far considerare come fascia d’età migliore per iniziare la pratica quella tra gli 8 e i 9 anni. Il wushu è educazione al movimento, cura del corpo, allenamento del pensiero, ha risposte a tutto quello di cui un occidentale può sentire il bisogno nello stress della modernità ... è un metodo antico per la vita moderna, per questo lo consiglierei a tutti.I programmi nazionali di studio (associazione cinese di wushu) a cui noi facciamo riferimento sono fatti per essere affrontati da tutti, dotati e non. Il gongfu si raggiunge con il tempo e la dedizione alla disciplina. Il M° Zhang GuangDe ci ha sempre detto: “cinque minuti al giorno sono meglio di un’ora occasionale”.
Chi si avvicina al wushu trova una disciplina densa di cultura e tradizione, affascinante, appagante nella sua varietà di gesti; lo studio delle armi, il combattimento, le forme di gruppo o lo studio singolo, ogni aspetto di questa disciplina è coinvolgente! Ricordiamo che prima di tutto il wushu è allenamento e ripetizione e come dice l’amico Smolari (serpentebianco.org) “il wushu non si parla, si allena!”.






domenica 13 ottobre 2013

Chongyangjie


Iniziamo questo nuovo post con una domanda e fate ben attenzione perché la risposta non è così elementare: 9 x 2? La risposta non è 18…
Pensate che abbia mangiato troppe tortine della luna?! In effetti…
In realtà, ho usato un’operazione matematica perché oggi vorrei introdurre la festa Chóngyáng 重阳 che cade il nono giorno del nono mese lunare e, per questo, è anche conosciuta come la Festa del Doppio Nove. Ora capite il perché della complicatissima moltiplicazione!

La Chóngyángjié 重阳节 non è famosa come le altre feste tradizionali ma ciò non vuol dire che sia meno importante: infatti, nel corso dei secoli ha assunto le caratteristiche di una celebrazione tutta dedicata agli anziani tanto da essere stata ufficializzata come tale dal governo cinese nel 1989. Ed è così che in questa giornata si coinvolgono i parenti più vecchi in attività all’aperto, come picnic, gite al parco e... scalate in montagna!
Si dice che in questa giornata scalare montagne (ma, se non siete agili come degli stambecchi, vanno bene anche le colline) garantisca felicità e longevità. Non a caso il doppio nove in cinese si dice 九九 jiǔjiǔ come 久久 jiǔjiǔ, che significa appunto a lungo, longevo. Simpatico, vero?!

Comunque, se siete alla ricerca di qualche anno in più di giovinezza e siete troppo pigri per una gita sui monti, c’è sempre il piano B: potete mangiare la 重阳糕 Chóngyáng gāo (torta chongyang), anche conosciuta come torta dei fiori perché è molto colorata e può avere la forma del fiore del crisantemo. Se ne possono trovare anche a forma di pecora, che in cinese si dice 羊 yáng, stessa pronuncia del carattere 阳 yáng presente nel nome di questa festa.
Ma perché mangiare una torta sostituirebbe la faticosissima attività alpinistica? Semplice, perché in cinese “torta” 糕 gāo si pronuncia come 高 che significa “altezza” e, quindi, mangiarne una fetta garantirebbe lo stesso effetto: insomma ti gusti un buon dolce e guadagni anni di vita, due piccioni con una fava!

E se la torta chongyang non c’è? Allora, scatta il piano C: fuori i bicchieri e giù un po’ di 菊花酒 Júhuā jiǔ, vino di crisantemo dal gusto fresco e dolce che si dice migliori la vista e abbassi la pressione del sangue.
E gli astemi? Non preoccupatevi, è garantita un po’ di longevità anche a loro: due bicchieri di caldo 菊花茶 Júhuā chá, tè al crisantemo, e il gioco è fatto!

Ah, dimenticavo una cosa importante! In Italia il crisantemo ha un significato negativo perché il periodo della sua fioritura coincide con la celebrazione dei defunti ma ricordatevi che in Cina il júhuā 菊花 è simbolo di gioia, pace e vitalità!

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sabato 21 settembre 2013

Zhongqiujie -parte2-


Partiamo da una considerazione: se ci si trova in Cina durante la festa Zhongqiu, si viene sommersi dalle tortine della luna ed è veramente molto difficile non imbattersi in questi dolcetti ‘spaziali’! 
Tutti i supermercati, dagli enormi centri commerciali ai piccoli negozietti nella periferia della periferia, ne hanno a bizzeffe esposti in tutti gli angoli, da comprare a peso o già confezionati, pronti per essere donati ad amici, parenti e colleghi di lavoro. 
Tradizione vuole che le 月饼 yuèbǐng, simbolo di unità, vengano mangiate insieme alla famiglia, accompagnate da un po’ di tè e dallo yòuzi 柚子, il pomelo, una sorta di grosso pompelmo che per la forma bella rotondeggiante ricorda una luna piena. I bambini,  una volta mangiati i suoi grossi spicchi “lunari”, si divertono ad indossarne la buccia molto grossa e resistente come degli elmetti: un modo per contattare altre forme di vita nello spazio? Magari proprio il Coniglio della luna, chi lo sa … 

Ma torniamo alle star della Festa di Metà Autunno: le yuebing (se no, si offendono). Questi dolcetti sono di forma rotonda, con un diametro di circa 10 cm, spesse 4-5 cm e sono caratterizzate da una sottile crosticina (friabile, morbida o gommosa) che avvolge un ripieno denso e pastoso, ricco di ingredienti.  

Queste piccole prelibatezze si possono trovare tutto l’anno, avendo ormai perso quell’unicità che le legava a questo preciso periodo, ma in questi giorni ne vengono comunque sfornate migliaia, di grandezze diverse e,soprattutto, di sapori diversi.
 Nonostante la  produzione sia cambiata per incontrare esigenze e gusti più particolari, le ricette tradizionali resistono e sono tuttora quelle più ricercate e apprezzate. 

Tra le classiche tortine della luna ci sono le 豆沙月饼 dòushā yuèbǐng con un ripieno di pasta di fagioli rossi; le 五仁月饼 wǔrén yuèbǐng con noci, arachidi, mandorle, semi di zucca, di anguria e di sesamo; le 蛋黄月饼 dànhuáng yuèbǐng con un tuorlo salato dentro a simboleggiare la luna piena; le 枣泥月饼 zǎoní yuèbǐng ripiene di pasta di giuggiole; infine le 蓮蓉月饼 líanróng yuèbǐng con un ripieno fatto di pasta di semi di loto, da molti considerate le originali tortine lunari ( e anche le più costose!). 
Oltre a queste ci sono anche delle yuebing caratteristiche di alcuni posti: è questo il caso  delle popolari tortine pechinesi zìláibái 自来白 e zìláihóng 自来红, entrambe con un ripieno di noci, semi di zucca e pezzetti di mandarino canditi. Il sapore è simile ma la differenza sta nel colore perchè assumono il colore del tipo di zucchero usato nell’impasto:  le prime lo zucchero bianco, le seconde invece lo zucchero rosso.
Altro esempio sono le yuebing dello Yunnan, ripiene di prosciutto tritato (prodotto tipico di questa provincia), famoso per il suo sapore dolce e fragrante dato dalla carne dei maiali nutriti con castagne. 

Nel corso dei secoli la fantasia dei cuochi cinesi si è sbizzarrita e ora se ne possono trovare tantissime e dai gusti più particolari: tortine lunari che sono in realtà gelato; tortine con un ripieno di abalone o pinne di pescecane (ovviamente per i più i ricchi e pretenziosi); tortine con un ripieno di frutta (fragole, litchi, ananas, melone, zucca e così via) e quelle aromatizzate al tè (e qui che più ne ha ne metta!). 

Oggi la Festa di Metà Autunno finisce ma non è detto che non vi imbattiate in una yuebing caduta dal cielo! 




giovedì 19 settembre 2013

Zhongqiujie -parte 1-


静夜思  Jìng yè sī 

床 前 明月 光 , Chuáng qián míng yuè, 
疑 是 地 上 霜 。 Yí shì dì shàng shuāng. 
举 头 望 明 月 , Jŭ tóu wàng míng yuè, 
低 头 思 故 乡 。 Dī tóu sī gù xiāng. 

Pensieri in una quieta notte

Dinanzi al letto un luminoso raggio lunare
sul pavimento sembra brina.
Sollevo lo sguardo verso la luminosa luna,
chino la testa pensando al paese natale.
                                                                          
Abbiamo voluto iniziare questo primo post dedicato alla Festa di metà Autunno, Zhōngqiūjié 中 秋 节 , celebrando la Signora della Notte che è sempre stata, e sempre sarà, fonte d’ispirazione per gli uomini. 
Ed è proprio Lǐ Bái 李 白 (618-907 d.C.), uno dei più importanti poeti della dinastia Tang, a regalarci questa poesia ‘semplice’ ma allo stesso tempo attuale per le emozioni che riesce a trasmetterci. 
La luna è stata per Li Bai elemento di riflessione così importante da ricorrere in altre sue poesie e la leggenda vuole che il poeta sia morto annegato cercando di afferrare, ubriaco, proprio la luna riflessa nell’acqua accanto alla sua barca.

Anche se la poesia qui riportata è legata più alla malinconia di Li Bai dovuta ad un lungo viaggio lontano dalla patria, che non alla Festa di Metà Autunno, c’è però un filo sottile che la lega ad essa: di notte la luna fa nascere nell’uomo la nostalgia del suo paese natale e della sua famiglia. Ed è così che la Zhongqiujie, che cade il quinto giorno dell’ottavo mese lunare, ha assunto un’importanza tale da diventare tra le maggiori feste della Cina, occasione per le famiglie cinesi di tutto il mondo di riunirsi per celebrarla insieme. 

Ma perché la luna è legata alla festa Zhongqiu, conosciuta anche come ‘Festa della luna’?
La risposta è il periodo in cui la festa cade, corrispondente all’equinozio d’autunno, data in cui “la notte è uguale al giorno”, cioè la luna, apparentemente più tonda e luminosa, sorge poco dopo il tramonto. 
Questi eventi celesti sono da sempre momenti importanti nella vita degli uomini in quanto, definendo il cambiamento delle stagioni, influenzano e scandiscono la vita quotidiana. 
In tutte le culture essere in sintonia con le fasi lunari e il ciclo del sole è sempre stato fondamentale, soprattutto per il lavoro nei campi; così l’equinozio di settembre, che sancisce la fine dell’estate, è  considerato un momento speciale e magico da celebrare. 

Ed è così che in questo momento dell’anno si gode dei frutti del lavoro dei mesi precedenti, evento da vivere con la famiglia, magari raccontando ai piccoli (ma anche ai grandi), sotto una luna piena simbolo di unità e completezza, quei miti nati da questo evento celeste. 

Sarà la nostra Nainai a raccontarci uno dei miti più famosi, legato alla figura dell’eroe Hòu yì  后 羿  (che ricorda il mitico Ercole),a Cháng'è  嫦 娥 ,  da molti conosciuta come la ‘Signora che vive sulla Luna’,  e al yuètù 月 兔  il Coniglio Lunare (o yùtù 玉兔 , il Coniglio di Giada). 
Sì, avete letto bene e vi state domandando da dove, letteralmente, salta fuori. Si racconta che ci sia un coniglio che vive sulla luna e che crea elisir di lunga vita pestando erbe nel suo mortaio. Tutto nasce dalla forma degli avvallamenti sulla faccia illuminata della luna che ricordano appunto i contorni di un coniglio ‘alchimista’…
Chissà se mai qualcuno è riuscito a bere quell’elisir o, come dice lo stesso Li Bai, ‘月 兔 空  捣 药 ’ yuètù kōng dǎoyào, ‘il Coniglio della luna  pesta le erbe invano’…


Troveremo tutti questi personaggi nella prossima storia illustrata ma prima avremo modo di parlare della vera protagonista della Festa di Metà Autunno: la yuèbǐng 月 饼 , la tortina della luna!

Intanto, augurandoci che stasera sarà una yuèbái fēngqīng 月 白 风 清 , ‘una notte meravigliosa con una luna chiara e una leggera brezza’, vi invitiamo a puntare gli occhi sulla luna per scovare il coniglio lunare! 




                                                                                                                                                                
                                                                                                                                                                    [Continua…]

lunedì 2 settembre 2013

NSDM: inizia il conto alla rovescia! -4-



“Un ragazzo che ha perso le sue radici, un maiale incapace di controllare la sua bramosia e una gatta accecata dal desiderio di vendetta, si ritrovano ad affrontare insieme un viaggio nella mitica Cina. Tra potenti oggetti da recuperare, una serie di ostacoli da superare e un nemico che farà di tutto per fermarli, ciascuno troverà la propria Via.”

martedì 13 agosto 2013

Qixijie


Ai, ai, ai!

Potrebbe sembrare un lamento causato dalla sabbia bollente o, peggio, da un'insolazione ma quello che ho in mente è qualcosa di completamente diverso e, soprattutto, non è così doloroso:
爱 ài
, amore! Love is in the air!!Perchè tutta questa mielosità? Ma perchè oggi si festeggia il “S. Valentino cinese”!
Lo so, siete sotto l’ombrellone, magari state per addentare una succosa fetta di anguria per dissetarvi e pensare a S.Valentino in agosto vi pare assurdo, soprattutto perchè eventuali cioccolatini a forma di cuoricino con questo caldo si scioglierebbero in un batter d'occhio … ma l'amore è libero e non vuole essere legato ad un solo giorno e in Cina il giorno dedicato agli innamorati cade in piena estate!

Questa festa è meglio nota come 七夕节 Qixijie o "festa del doppio sette" perchè cade il settimo giorno del settimo mese lunare; è conosciuta anche come Festa QiQiao (巧節) o anche “magpie festival”, cioè "festival delle gazze ladre" … E queste cosa c'entrano con gli innamorati??
Vi dirò solo che non seguono di nascosto le coppie per poi rubar loro i doni preziosi e luccicanti ma, al contrario, il mito vuole che con le loro ali permettono una volta all'anno a due innamorati leggendari, 牛郎e 織女 Niulang e Zhinü, di riunirsi.
Prossimamente vi racconteremo la loro storia, intanto vi auguriamo di passare questa giornata con la persona che amate magari sotto un cielo stellato!  




mercoledì 26 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 3-

Intervista ai "leoni" della squadra maschile agonistica di Dragon Boat, presso Remiera “Sacca San Biagio” a Venezia in data 11/05/2013
A: Ciao ragazzi! Ho appena intervistato la squadra femminile ed ora è giusto dedicare del tempo anche alla controparte maschile. Intanto, perché fate Dragon Boat e che cosa vi piace di questo sport …
S.M.: Per me l’inizio è stato abbastanza casuale perché due anni fa era una delle poche attività in cui si poteva partecipare liberamente a differenza di altre in cui c’è un tetto all’età: io, per esempio, ho 36 anni e quindi ero già tagliato fuori. L’anno scorso non c’era il tetto d’età e quindi mi sono buttato dentro. Oltre a questo, c’è da dire che è un’attività sportiva che si gusta scoprendola!
A: Per affrontare Dragon Boat devi avere qualche caratteristica particolare a livello fisico e psicologico?
S.M.: Sicuramente la coordinazione e semplicemente la predisposizione che ci vuole in realtà in quasi tutti gli sport, specialmente se poi si passa a livello agonistico. Poi, ovviamente, l’attitudine allo sport e lo spirito di squadra sono fondamentali.
A: E quanto vi allenate alla settimana? E’ Faticoso?
S.M.: Di solito facciamo due / tre allenamenti in barca e poi c’è a disposizione la palestra della remiera dove possiamo venire ad allenarci quando vogliamo. Il Dragon Boat è impegnativo e faticoso come tutti gli sport a livello agonistico. Di certo è un impegno che si prende ma si porta avanti volentieri.
A:  A giugno avrete la gara in Cina e per molti di voi sarà la prima volta in Oriente: che cosa vi aspettate e cosa pensate di trovare?
S.M.: Per tutti sarà la prima volta in oriente e le aspettative sono molto varie e ci sono tante idee e i soliti falsi miti sull’Oriente e siamo curiosissimi di vedere come è in realtà. Ci aspettiamo tutti cose diverse ma sono sicuro che sarà una bellissima esperienza.
A: Sapete già chi saranno i vostri avversari?
S.M.: No, non sappiamo praticamente nulla di cosa ci aspetterà, tranne i programmi della gara. Sappiamo che ci saranno tante squadra maschili, poche quelle femminili e che sarà sicuramente qualcosa di impegnativo per le ripetizioni di gare.
A: La squadra cinese giocherà in casa: avete un po’ di paura?
S.M.: Un po’ sì anche perché abbiamo visto diverse squadre in altre occasioni provenienti da paesi orientali ed erano “inquietanti”! (ridiamo)
A: Primo viaggio in Cina, prima gara in Cina: che cosa ti aspetti? Hai paura della squadra cinese che giocherà in casa?
S.M.: Bel tempo soprattutto! E poi cibo buono, tanto divertimento e agonismo! Per quanto riguarda la seconda domanda, se non si conosce l’avversario, non ha senso aver paura a priori: si ha paura solo quando lo si conosce!
A: Sagge parole! Ragazzi, in bocca al dragone!  

Intervista all'allenatore di Dragon Boat Sergio Barichello, presso Remiera “Sacca San Biagio” a Venezia in data 11/05/2013

A: Salve Sergio! Iniziamo con una breve descrizione del Dragon Boat …
S.B.: Innanzitutto bisogna dire che il Dragon Boat è una disciplina per cui sostanzialmente bisogna creare un gruppo che sia unito perché è importantissimo per poter pagaiare insieme allo stesso tempo, caratteristica fondamentale di questo sport. Bisogna lavorarci tantissimo, addirittura un anno per raggiungere un buon livello di coordinazione e poi perfezionarla sempre di più. Più nello specifico, fondamentale di questa disciplina è il colpo in acqua e riuscire a trovare dei bravi capi-voga che hanno l’enorme responsabilità della barca. Poi, ci vuole tanto impegno e rispetto: il timoniere che crea il gruppo deve avere il massimo rispetto di tutti i membri ma anche questi ultimi nei suoi confronti. Ci vuole il massimo della correttezza e, soprattutto, condizione fondamentale è quella di sentirsi una squadra. Chi non si sente parte della squadra può diventare un problema: bisogna essere proprio un gruppo unito in tutto e per tutto.
A: La vostra squadra ha già partecipato ad altre gare?
S.B.: Sì, abbiamo vinto tante gare nazionali a livello universitario italiano. Sicuramente una delle esperienze più importanti è stata quella che ha portato gli studenti dello IUAV e di Ca’ Foscari ad ottenere insieme un ottimo risultato alla Coppa Italia, arrivando primi e secondi. Avremo di nuovo modo di dar prova della nostra forza nel Campionato Italiano della FIDB (Federazione Italiana Dragon Boat) il 12 e il 13 luglio, dove  ci scontreremo con le migliori squadre italiane e, tra l’altro, tutti  stanno aspettando di vedere la “rivelazione” della nostra squadra, che è nata  praticamente dal nulla. 
A: Ecco, a proposito! Quando è nato il Dragon Boat a Venezia?
S.B.: Il Dragon Boat è nato nel 2003 per una pura sfida  tra IUAV e Ca’ Foscari e diciamo che il promotore, che la proprio lanciata qui a Venezia, è Andrea Bedin, atleta della canoa; noi poi l’abbiamo fatta nostra nel 2004 e abbiamo esordito a Firenze dove abbiamo vinto il primo campionato. Dopo quell’esperienza ne sono seguite tante altre: gare in diverse regioni italiane, per esempio in Trentino, e all’estero, per esempio a Londra, Berlino …
A: Fra poco partirete per la Cina: qual è la vostra sensazione?
S.B.: E’ una bella sensazione e un’occasione unica. Siamo molto contenti di andare in Cina e confrontarci con le squadre cinesi e di sicuro sarà una bellissima esperienza. Quando torniamo ti sapremo dire!
A: Ci conto! Ora vi lascio ai vostri allenamenti intensivi!



Ringraziamenti: vorrei ringraziare di cuore tutti gli intervistati per la loro disponibilità e l'interesse nel condividere le loro esperienze e pensieri sulle mitiche Dragon Boat! 
Un particolare ringraziamento all’allenatore Sergio Barichello che con entusiasmo porta avanti questa disciplina e, soprattutto, ha reso possibile quest’ intervista. Un ringraziamento anche a Lorenzo, capitano delle Furie d’Oriente, per avermi accolto in squadra e per la capacità di  trasmettere passione ed energia a tutti. Acqua avanti, sempre! 

domenica 23 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 2-


Intervista alle "leonesse" della squadra femminile agonistica di Dragon Boat, presso Remiera “Sacca San Biagio” a Venezia in data 11/05/2013


A: Buongiorno a tutte e grazie di avermi concesso quest’intervista senza preavviso. Innanzitutto sarei curioso di sapere come siete venute a conoscenza di questa disciplina e come mai avete scelto di praticarla …
S.F.: L’Università IUAV di Venezia è stata invitata nel lontano 2002 a partecipare ad una gara a Trento sul Lago di Caldonazzo e in due e tre giorni abbiamo organizzato la barca. Quando siamo arrivati lì abbiamo trovato una barca di studenti e dipendenti, abbiamo partecipato alla gara e siamo arrivati secondi. 
L’anno successivo abbiamo creato la nostra squadra e il nostro equipaggio: ci siamo allenati un po’ e  da quel momento abbiamo avuto come IUAV lo stesso equipaggio per altri tre anni. E poi per varie difficoltà legate al fatto di far coincidere gli allenamenti con i vari impegni personali, la squadra si è sciolta. Nel mentre anche Ca’ Foscari si stava organizzando e anche loro hanno formato la loro squadra. Nel 2005 ci siamo scontrati qui a Venezia e noi abbiamo vinto. Da quel momento però loro si sono rinforzati e noi ci siamo un po’ persi ma l’obiettivo era comune: portare avanti questa disciplina! Così adesso abbiamo una squadra unica. 
A: L’unione fa la forza! E cosa vi piace del Dragon Boat?
S.F.: Allora del Dragon Boat ci piace il fatto di essere una squadra, di soffrire insieme, pagaiare insieme: insomma l’accorpamento di più persone che diventano una cosa unica, uno lotta per l’altro e lo spirito di squadra. Poi c’è il fatto che tu lotti contro il vento, l’acqua, le altre barche e tutto questo lo rende una sfida da affrontare con passione.
A:  A proposito, avete parlato di acqua e vento e Venezia è una città molto particolare in cui allenarsi: avete mai avuto qualche imprevisto dovuto al traffico marittimo, al vento o altre situazioni particolari legate alla laguna?
S.F.: In generale no, però bisogna sempre stare molto attenti. Una volta abbiamo sfidato una nave che alla fine “ci ha suonato”. In quel caso è stato un nostro errore. Bisogna comunque stare attenti a Venezia perché, soprattutto quando attraversiamo i canali, tipo quello della Giudecca, c’è molto moto ondoso dovuto al traffico marittimo ed una volta è successo che un motoscafo da laguna non si accorto di noi: fortunatamente non è successo nulla!  
A:  Quante volte vi allenate la settimana?
S.F: Due tre volte, anche se il nostro coach vorrebbe che ci allenassimo di più e che magari integrassimo con altri esercizi in palestra, al di fuori del Dragon Boat.
A:  Come bisogna essere per affrontare questa disciplina, fisicamente e psicologicamente?
S.F.: Beh, sicuramente determinati a non mollare anche quando si è stanchi, saper valutare anche come sfruttare ed utilizzare le proprie forze a seconda del tipo di gara. Magari chi ha più anni di esperienza riesce di più in questa cosa, magari compensando la forza con la tecnica. La nostra squadra ha un range di età piuttosto ampio, che va dai 18 ai 50. Ci siamo integrati con l’equipaggio degli studenti: loro hanno la forza, noi invece abbiamo la tecnica o comunque l’esperienza e quindi è una bella coalizione e una continua collaborazione. 
A: Ancora un paio di domande: a giugno avrete la gara in Cina, sarà la prima volta in Oriente come squadra di Dragon Boat, che cosa vi aspettate?
S.F.: Sì, è la prima volta in Oriente ma non è la prima volta all’estero: abbiamo già affrontato delle gare bellissime a Berlino, Berna, anni fa a Londra, comunque sempre in ambito europeo. E’ la prima volta che affrontiamo la Cina: questa’anno siamo stati invitati a Suzhou e ci è stata data la possibilità di partecipare con la squadra maschile e femminile. Da un lato, solo l’idea di andare nella patria leggendaria del Dragon Boat ci ha entusiasmati; dallaltro, chiaramente, affronteremo una realtà diversa e non sappiamo assolutamente chi saranno i nostri avversari. Speriamo che sia una esperienza bella e l’importante è partecipare ma faremo il possibile per vincere. Indipendentemente dal risultato, che non è la cosa più importante, ci stiamo preparando al meglio e per questo siamo qui il sabato mattina alle 9 nonostante la pioggia e il fresco. (ridiamo).
A: Brave e complimenti! Vi lascio andare al vostro allenamento, se no, il coach comincia ad arrabbiarsi!! (ridiamo)


                                                                                   
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venerdì 21 giugno 2013

Leoni in cielo, draghi in acqua -parte 1-

E’ successo tutto per caso un pomeriggio di aprile mentre stavo cercando del materiale sulle Dragon Boat da inviare a Sara: clicca qui, clicca là, dopo una serie di combinazioni di parole e lettere da fare invidia a Ruzzle, arrivai al binomio “Dragon Boat / Venezia”. Ero molto scettico sul risultato ma, quando iniziarono a prendere forma le informazioni,  la mia mascella sfiorò il pavimento e strabuzzai così tanto i miei occhi da assomigliare ad un lemure: “OMD (versione casareccia dell’inglese OMG), non ci credo … esiste il Dragon Boat a Venezia!”. 
Fu una scoperta tale che iniziai a girare tra vari siti internet per convincermi che era tutto vero, telefonai alla mia ragazza e ad alcuni amici per convincerli a tuffarsi in quest’avventura con me e intanto continuavo a chiedermi come era possibile che non sapessi dell’esistenza di questo antico sport cinese in quel di Venezia. 
Il passo successivo fu prendere il vaporetto diretto a Sacca Fisola nell’isola della Giudecca e presentarsi alla lezione di prova presso il Centro Remiero “Sacca San Biagio”: mi accomodai sull’ultima panca a poppa della barca drago, mi venne consegnata una pagaia e dopo qualche spiegazione il drago iniziò a solcare le acque del canale! 
Mi ricordo che alle parole “Bene ragazzi: 100-250-500”, pensando di fare lo spiritoso, mi girai verso il timoniere e sorridendo scioccamente dissi: “Eh, eh!Quanti numeri!”… 
Quelle furono le ultime parole che riuscii a proferire per tutto l’allenamento e nella successiva mezz’ora: quei simpatici numeri erano i metri che avremmo dovuto percorrere per allenarci, ad un ritmo tale che le mie braccia avrebbero voluto staccarsi, salutarmi con un garbato gestaccio e gettarsi in acqua per tornare a riva … 

Fortunatamente oggi sono qui a scrivere e non sto usando il naso per schiacciare i tasti: quel primo allenamento, per quanto sfibrante (calcolate che in certi giorni io e la sedia diventiamo un’unica entità), mi aveva dato una carica tale da farmi ripetere per tutta la giornata: “Voglio assolutamente continuare Dragon Boat. Voglio continuare Dragon Boat. Voglio Dragon Boat. Dragon Boat!!”. 

E così, tra una vogata e l’altra (e pure uno spasmo e l’altro), mi venne un’idea: perché non intervistare le squadre agonistiche, che sarebbero andate a gareggiare in Cina, per scoprire qualcosa di più e per far conoscere alla gente questa disciplina che affonda le sue radici nella tradizione cinese?! 

Prima di lasciarvi alle interviste alle squadre, consiglio a tutti di provare questo sport, adatto a grandi e piccoli, perché ti fa capire quanto sia importante il gruppo e quanto sia fondamentale coordinarsi con i compagni per pagaiare allo stesso ritmo, soffrendo e gioendo insieme. 

E in una visione taoista, venti persone diventano un unico organismo in cui l’armonia tra i diversi elementi è l’unica ricetta per contrastare gli elementi naturali e sconfiggere gli avversari. Acqua avanti!          


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domenica 16 giugno 2013

Duanwujie -parte 3-

Le gare di Dragon Boat non sono l’unica tradizione della Duanwujie:  ci sono molte altre curiosità da conoscere su questa vivace festa. Alcune di queste sono strettamente legate all’inizio del periodo estivo, quando col caldo iniziavano a proliferare insetti pericolosi e malattie: ed ecco che ancora oggi è rimasta la tradizione di pulire la propria casa e appendere alle porte foglie di artemisia e gambi di calamo considerati un ottimo scaccia-insetti/demoni naturale. 
Ma come fare se i bambini vanno in giro a giocare? Nessun problema! Ecco a voi il wǔsè sīxiàn 五色丝线 un braccialetto costituito da cinque fili in seta di colore diverso (blu, rosso, giallo, bianco e nero) dalle proprietà magiche e curative in grado si scacciare lo spirito malvagio più ostinato.
Ma perché funzioni bisogna seguire alcune regole! Innanzi tutto quando i  genitori lo legano al polso (o alle anche o al collo) i bambini non devono rivolgere loro alcuna parola e devono tenerlo finché non si rompe o fino alla prima pioggia dopo la fine della Duanwujie: a quel punto possono gettarlo nel fiume dove i fili si trasformeranno in draghi che continueranno la ricerca del corpo di Qu Yuan!  


Come ogni festa cinese che si rispetti non può mancare del buon cibo … Le vostre papille gustative sono pronte e in formazione? E allora preparatevi!
Se vi ricordate, la leggenda di Qu Yuan racconta che i compaesani del poeta gettarono del riso nel fiume per attrarre i pesci e allontanarli dal suo corpo. Ebbene, da quella storia nacque la specialità di cui parleremo oggi: i mitici (nel vero senso della parola) zòngzi  粽子 che, vi assicuro, sono veramente deliziosi anche se a prima vista non si riesce a capire che cosa siano … 
Infatti  si presentano come fagottini a forma piramidale, avvolti in fresche foglie di bambù, legati ben bene con dello spago e cotti a vapore, con un ripieno di riso glutinoso che racchiude a sua volta altri ingredienti che variano in base alla zona.  
Infatti a Beijing e dintorni solitamente, oltre alla marmellata di fagioli rossi, queste piramidine sono riempite di giuggiole essiccate o caramellate, oppure vengono lasciate semplicemente immerse nello zucchero. In alcune località a nord della Cina si possono trovare zongzi riempiti di miglio giallo glutinoso o di riso nero che, una volta cotto, assume un bel colore violaceo. 
Ma è a sud del fiume Chang Jiang (Fiume Azzurro o Yangtze) che la fantasia dei cuochi si sbizzarrisce per incontrare i diversi gusti: infatti troviamo zongzi farciti con brasato di maiale, tuorli d'uovo, castagne, funghi profumati, carne di maiale alla brace e, ovviamente, con l’onnipresente pasta di fagioli rossi. 
E non finisce qui perché ogni  zona ha la sua specialità: per esempio, nella provincia del Jiangsu, in particolare a Suzhou, il cuore è costituito da un pezzetto di grasso di maiale che lo rende ancora più morbido e saporito. Nella provincia del Sichuan, famosa per la sua cucina piccantissima, oltre al maiale viene aggiunto del peperoncino in polvere. Sicuramente i più famosi sono quelli della provincia dello Zhejiang dove la carne di maiale viene marinata con zucchero, sale, salsa di soia e bàijiù (liquore cinese) per dargli un aroma particolare; si può trovare anche la variante con pollo e i misteriosi  “otto tesori”, bābǎo 八宝 …
E sbocconcellando uno zongzi  possiamo sorseggiare un bel bicchierino di vino di riso, 雄黃酒 xiónghuángjiǔ, che per il suo contenuto di realgar (solfuro di arsenico) viene considerato un antidoto capace di tenere lontani non solo insetti pericolosi e animali velenosi ma anche i ben più temibili spiriti malvagi. E allora … gānbēi 干杯!

Ora che ci siamo virtualmente rimpinzati, vi lascio alle ultime parole di Qu Yuan tratte dal suo poema “Incontro col dolore” (Lí Sāo 离骚) e vi invito a continuare a seguirci perché, udite udite, la settimana prossima incontreremo le squadre agonistiche di Dragon Boat di Venezia!!



已矣哉!
国无人莫我知兮,
又何怀乎故都!
既莫足与为美政兮,
吾将从彭咸之所居!           


Since in that kingdom all my virtue spurn,
Why should I for the royal city yearn?
Wide though the world, no wisdom can be found.
I'll seek the stream where once Peng Xian was drowned.

venerdì 14 giugno 2013

Duanwujie -parte 2-


Così, in tutta la Cina durante la Festa delle barche drago viene celebrato il poeta Qu Yuan e il suo patriottismo con grandi festeggiamenti che prendono vita dalla sua leggendaria dipartita. 
La  tradizione più famosa è sicuramente quella  delle regate e delle gare delle barche drago, le lóngzhōu 龙舟, al ritmo di rulli di tamburi e cori che incitano gli equipaggi che si sfidano pagaiando con energia: come i pescatori del villaggio di Qu Yuan che sbattevano i remi sul pelo dell’acqua per allontanare i demoni marini dal corpo del poeta, gli atleti pagaiano velocemente all’unisono colpendo l’acqua con vigore. Originariamente in queste gare a colpi di pagaia poteva succedere che qualcuno finisse in acqua e, anche se oggi sarebbe poco sportivo, i malcapitati o addirittura interi equipaggi venivano lasciati alla loro sorte per non interferire con il volere delle divinità …    有人落水了!! Uomo in mare!!

Mai visto delle barche drago? Allora ve le descrivo velocemente così potete immaginarle mentre scivolano rapide e leggere sull’acqua. 
Le longzhou sono imbarcazioni simili a canoe lunghe 12,4 metri e larghe 1,16 metri che possono ospitare fino a ventidue persone: 20 atleti dotati di una pagaia di lunghezza compresa tra 1,05 e 1,30 metri e larghe non più di 18 cm, un timoniere a poppa che con un remo di ca. 3 metri mantiene la rotta e un “tamburino” (non il coniglietto amico di Bambi) seduto su un seggiolino a prua che incita e dà il ritmo a tutto il gruppo. 
La particolarità della barca drago è sicuramente la presenza a prua di una testa di drago e a poppa della coda: come abbiamo già visto a marzo, questo meraviglioso animale mitologico domina l’elemento dell’acqua, in qualunque forma essa sia. Un barca con tale forma non può che volare sull’acqua e pagaiare fa sentire parte integrante del drago!

Ufficialmente il dragon boat passa da tradizione a vera e propria disciplina sportiva nel 1976 grazie alla Hong Kong Tourist Association e il 24 giugno 1991 è stata costituita formalmente ad Hong Kong l’International Dragon Boat Federation (IDBF) da dodici nazioni, tra cui anche l’Italia. Se siete incuriositi, continuate a seguirci perché settimana prossima sarà tutta dedicata alle dragon boat a Venezia!!

                                                                         
                                                                                                                                                                                                                                                                                                         
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mercoledì 12 giugno 2013

Duanwujie -parte 1-


Tratto da: Io sono Li, 2011. Film. Diretto da Andrea Segre. Italia: Jolefilm con Aeternam Films
in coll. con Rai Cinema e Arte Cinema

La cosa più difficile quando si scrive un post è trovare una frase iniziale con cui rompere il ghiaccio e più si va avanti e più si rischia di essere ripetitivi e banali. Per questo motivo oggi ho deciso di iniziare in modo diverso, condividendo con voi l’inizio del film “Io sono Li” che consiglio vivamente a tutti per la delicatezza con cui affronta temi sociali di grande importanza.
Proprio nella scena iniziale la protagonista fa scivolare sul filo dell’acqua in una vasca da bagno alcune lanterne accese e cita le parole di Qu Yuan, la cui vita amara è strettamente legata alla festa che cade proprio oggi, il quinto giorno del quinto mese lunare: la Duānwǔjié  端午节, la Festa delle Barche Drago o Festa del Doppio Cinque.

Prima di tuffarci a pesce in questa festa, dovremmo porci una domanda fondamentale per comprendere le sue origini: chi è Qu Yuan?
Qu Yuan 屈原 (ca. 339 – ca. 278 a.C.) fu uno dei più grandi poeti della tradizione cinese e visse nello Stato di Chu (nell’attuale Cina meridionale) durante il Periodo degli Stati Combattenti. Ma Qu Yuan non fu solamente un poeta: come tanti letterati faceva parte dell’entourage del sovrano, fu uno dei suoi consiglieri personali di fiducia e fu proprio la sua carica e il suo smisurato amore per la patria a causargli successivamente un dolore immenso. Infatti a causa della sua visione della politica interna ed estera diversa da quella dei suoi  “colleghi” corrotti, nonché rivali, e a causa delle malelingue messe in circolazione dagli stessi, il re di Chu lo allontanò dalla corte esiliandolo nel suo villaggio natale. Con il passare del tempo lo stato di Chu si indebolì  sempre di più e venne facilmente conquistato dallo Stato di Qin e così, soprafatto dal dolore e dall’indignazione, Qu Yuan si suicidò legandosi una pietra alla vita e gettandosi nel fiume Miluo.
E dove finì la vita di questo straordinario poeta iniziò la tradizione della Festa delle Barche Drago. Infatti la leggenda vuole che gli abitanti del villaggio, appena scoprirono che il loro amato compaesano si era tolto la vita, corsero al fiume trascinando le loro lunghe barche drago per salvarlo: cercarono il suo corpo ovunque lottando contro la corrente, suonando i tamburi per scacciare gli spiriti malvagi e gettando del riso glutinoso in acqua per allontanare i pesci dalle sue spoglie. La ricerca non finì mai ma da quel giorno divenne una tradizione in tutta la Cina!


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